XXX ANNIVERSARIO DALLE STRAGI DI CAPACI E VIA D’AMELIO

LA FORZA DEL RICORDO

Se la mafia l’hai vista o l’hai avvertita anche solo una volta, ti resta dentro. Ti resta l’immobilità dei luoghi, la rassegnazione dei vinti, l’impotenza, l’abitudine, l’indifferenza di chi non sa darsi altre risposte e si limita a riconoscerne il carattere connaturato e onnipotente, ma capita anche che a restare dentro sia la sete dei giusti.

Così è stato per Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, cresciuti in quella stessa Palermo, che li aveva probabilmente fatti giocare, e incrociare le loro strade, con chi in futuro sarebbe diventato un uomo di “Cosa Nostra”. Come in un verso di Hölderlin “ Lì dove cresce il pericolo, cresce anche ciò che salva”, loro ci ricordano come l’importanza di una scelta possa determinare un destino differente e possa con esso costruire un mondo differente. Borsellino diceva che “La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.”

 

Sono passati trent’anni dalla loro scomparsa e con il passare del tempo diventa sempre più necessario iniziare a togliere la polvere dalla memoria, per non incorrere nel rischio in cui qualcuno potrebbe sostenere che in fondo, la storia di questi due magistrati, sia l’ennesima storia di sconfitta dove gli eroi muoio. O magari, iniziare a vedere usare le loro immagini come icone posticce da appiccicare sopra a qualsiasi dibattito della pubblica retorica, per affermare una cosa e anche il suo contrario. Spesso pensiamo al nostro paese riferendoci solo a ciò che non va, eppure se passiamo in rassegna la storia recente ci si accorge di quanto sangue e quando dolore ci è voluto per arrivare a questa Italia.

La storia di Falcone e Borsellino è soprattutto una storia di vittoria, dove un gruppo di uomini delle istituzioni è riuscito a mettere sottoscacco la mafia, a mostrarne il suo volto e il suo carattere, ma soprattutto ha dimostrato che può essere sconfitta. È una storia collettiva di tenacia e dedizione, di uomini che hanno sacrificato la propria vita per portare avanti quei principi di libertà e giustizia, che sono alla base della dignità dell’essere umano. Calamandrei spiegava bene come Libertà, Legalità e Giustizia fossero indissolubilmente connesse nella costituzione della società, è per questo che non bisogna dimenticare il carattere collettivo di queste vicende, perché richiamano ogni individuo alla propria responsabilità personale nella costruzione della coscienza sociale: le civiltà prosperano o declinano sui valori morali a cui scelgono di appartenere.

 

La storia che portò a celebrare il Maxiprocesso è ricca di uomini grandiosi che non si sono sottratti. Uomini delle istituzioni che si sono stretti attorno al sangue dei loro amici e colleghi, trovando degli interpreti raffinati nell’intelligenza e nella tenacia di Falcone e Borsellino, così si arrivò una volta per tutte a svelare il fenomeno mafioso di fronte al mondo con una sola forza: la forza del diritto.

Come nell’antica Grecia, dove l’acropoli celebrava il trionfo della ragione sulla hubris, il Maxiprocesso vide il trionfo della giustizia sulla tracotanza della mafia, la civiltà sull’arroganza della legge violenta del più forte. C’è solo un modo per decretare la rivincita della mafia sulle vite spezzate di chi l’ha persa: smettere di ricordare. Per questo che l’IC Fermi di Rimini ha deciso di celebrare la memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino istituendo l’Albero dell’Antimafia nel cortile della scuola, chiunque voglia contribuire è invitato ad appendere un pensiero sui suoi rami e a coltivare la memoria. Possa in questi pensieri germogliare sempre la speranza e la giustizia.

“Giovanni Falcone e Paolo Borsellino hanno sacrificato la vita, perché voi possiate avere un domani migliore, sentirvi veramente di essere cittadini di un mondo in cui la forza del diritto possa avere la meglio con sul diritto della forza ”

Leonardo Guarnotta

Pool Antimafia

Iniziativa curata dalle professoresse

Maria Teresa Digiacomo, Fabiola D’angeli e Daniela Carlini

 

 

 La scuola Fermi ricorda il 30° anniversario delle stragi di Capaci e Via D'Amelio 

Notizie

URP

Istituto Comprensivo "Fermi" Rimini

Via Morri 4 - 47922 Rimini (RN)

Tel: 0541733793

Fax: 0541734985

rnic818003@istruzione.it

PEC: rnic818003@pec.istruzione.it

Cod. Mecc. rnic818003
Cod. Fisc. 91143280401
Fatt. Elett. UFSPDN

Area riservata